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Zona Rossa si, ni, no: spunta una petizione per fermarla

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VITERBO - Ormai rassegnati, ci stiamo avvicinando verso la zona rossa, un provvedimento apparso ai più eccessivo, specie se parametrato ad altre province del Lazio, dove l'emergenza è davvero gravosa.

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La decisione però è regionale, e quindi, accantonando anche la voce di dati vecchi di molti giorni che sta girando in queste ore, la Tuscia, come peraltro il reatino, subisce ma non resta zitta.

Tante le voci negative, alcune neutre, una, per ovvi motivi, favorevole. Partiamo da questa: è il parere del senatore Battistoni, oggi sottosegretario, che in quanto appartenente al governo che ha deciso la nuova stretta non può che avallare la stessa. E' quanto dichiarato ieri, al termine della conferenza stampa: "Purtroppo isolare le singole province non ha dato risultati, e Frosinone lo dimostra, e dovevamo fare qualcosa per fermare la terza ondata. Confermo che, archiviati i ristori, stiamo già lavorando e ci saranno risarcimenti per attività che ne risentiranno". 

A metà strada il sindaco di Viterbo, Giovanni Arena, che pubblicamente ha mostrato il suo rammarico sui social: "È una situazione sicuramente migliore rispetto al resto della regione  Lazio. La decisione di aver messo in zona rossa l’intero territorio laziale penalizza i comportamenti virtuosi dei cittadini viterbesi. Meglio sarebbe stato lasciare in zona gialla l’intera Tuscia". Parole condivise da molti, che però sembrano una resa, non avendo gli strumenti utili per contrastarla, come conferma nella stessa conferenza di ieri: "Mi sarei aspettato che si tenesse conto di zone con meno emergenza. I viterbesi meritano un premio per l'impegno, ora mettiamo a frutto queste tre settimane per migliorare la situazione. Purtroppo la zona rossa di Frosinone non ha portato risultati".

Più duro Luca Profili, sindaco di Bagnoregio: "Non è accettabile che la Provincia di Viterbo finisca in zona rossa con questa percentuale di contagiati. Attività di nuovo chiuse, bambini e studenti sacrificati a casa in Dad senza motivo. La capillarità nelle scelte, più complessa ma necessaria in questo momento.
Non capisco perché una provincia in cui peggiora la situazione epidemiologica, può diventare rossa, mentre il contrario non può avvenire? Cioè se in una provincia la situazione è sotto controllo non può rimanere almeno arancione. Questa superficialità è urticante. Io ho preparato una bozza di lettera e ne ho già parlato con alcuni colleghi. Sono pronto a sottoscrivere qualsiasi cosa che possa consentire almeno fino al 3 aprile di tornare arancioni".

Altrettanto critico Massimo Bambini (San Lorenzo Nuovo), che dopo aver elencato la lunga serie di danni a studenti, attività commerciali, uffici pubblici, sui social conclude: "...Io sono il primo a voler chiudere ma deve essere necessario. Così, invece, non va bene. Mi adeguo, come sempre, ma sono molto molto polemico. Così è facile, tanto  sul territorio a confrontarsi con la gente, giustamente arrabbiata e delusa, ci siamo noi sindaci mica voi".

Al loro fianco si è da subito schierato l'onorevole Rotelli (FdI), come abbiamo scritto su queste pagine (https://www.latuaetruria.it/il-territorio/63-viterbo/4476-zona-rossa-nel-lazio-rotelli-fdi-non-ci-sta-e-coinvolge-il-prefetto-bruno), che oltre a sollecitare il prefetto di Viterbo sottolinea come stavolta si tratti di un Decreto Legge, che dovrà comunque passare dal Parlamento. Vedremo presto se sarà il primo ricorso alla fiducia del Governo Draghi.

Infine, tra le tante iniziative anche quelle dei cittadini: stavolta è Umberto Ciucciarelli che lancia una raccolta firme online, una petizione per dire No alla Tuscia in zona rossa. Al momento hanno firmato più di 500 persone, una firma non costa nulla potrebbe mostrare la forza di un popolo che non si piega, per chi volesse sottoscriverla basta cliccare qui.

Comunque da domattina per uscire a fare la spesa, per andare a lavorare o per altre esigenze definite necessarie, torna l'autocertificazione: clicca qui per entrare in quella del Ministero, editabile online.

T. P.