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"Oscio il Santone": storia di un successo dalla penna di Palmaroli alla simpatia di Marcorè

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ROMA - Obiettivo centrato per una nuova ventata di freschezza in Rai: è un successo, per alcuni oltre ogni previsione, la Tv series "Il santone" visibile sulla piattaforma Rai Play, nata dal successo della pagina social Le più belle frasi di Osho creata dal genio di Federico Palmaroli.

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A parlare sono i numeri: un milione e quattrocento mila visualizzazioni nelle prime due settimane dalla messa online, avvenuta il 25 febbraio, con oltre 370mila ore di tempo speso nella fruizione.

La piattaforma streaming della Tv di Stato ha 22 milioni di utenti registrati, che gratuitamente possono seguire i programmi in diretta o fruire delle repliche on-demand. Il successo della serie, scaricabile sia da smartphone, computer e smart tv, segna una novità importante, in un periodo in cui le piattaforme, spesso a pagamento, stanno diventando la vera offerta televisiva, specie per i giovani.

Andiamo quindi alla ricerca delle motivazioni di questo successo, partendo da un cast azzeccato che vede tra i protagonisti Neri Marcorè, Carlotta Natoli e Rossella Brescia, diretti da Laura Muscardin.

Neri Marcorè è Enzo Baroni, antennista di Centocelle che scompare improvvisamente per tornare a casa cinque mesi dopo, tra lo stupore della moglie Teresa (Carlotta Natoli): ora indossa una tunica indiana, ha la barba lunga e l’aria serafica di un santone. Nessuno sa dove sia stato, forse nemmeno lui, ma ha acquisito un'ironia e una saggezza che gli fa pronunciare massime azzeccate e profonde, conquistando il quartiere. Non solo, come ogni personaggio particolare, supera la periferia e finisce in tv, attirando l’attenzione di Jacqueline (Rossella Brescia), agente televisiva che fiuta l’affare e vorrebbe far diventare Enzo una star. In poco tempo l’antennista diventa per tutti “Oscio, il Santone di Centocelle”.

Per conoscere meglio l'origine di tutto questo, chi meglio di Federico Palmaroli, l'Osho dissacrante e tagliente, da cui nasce l'ispirazione e soprattutto il soggetto da cui è partita la serie.

E' lui a raccontarci la storia de Il santone, partendo dal successo: "Sembra davvero un risultato clamoroso, specie per Rai play, con numeri importantissimi, una soddisfazione. Ho scritto il soggetto della serie insieme al team di produzione, poi ho fatto una sorta di supervisione, inserendo soprattutto le battute da Osho".

Per chi lo ha già visto, non può non notarsi un leggero cambiamento del nome del santone, almeno da quanto siamo ormai abituati sulla pagina: "Era giusto usare un nome non originale, una scelta di tatto per evitare di non sovrapporci, né alla pagina satirica né al vero santone, per rispetto. Ovviamente la pronuncia poteva essere solo in romanesco, e quindi è diventato Oscio".

Non aspettatevi però una serie infinita di meme e battute, le dieci puntate da 25 minuti di questa prima serie si sviluppano in un canovaccio narrativo, condito qua e là da qualche frase, specie le prime, quelle legate alla tradizione romana che hanno fatto nascere il personaggio: "All'inizio, nei primi episodi si cita qualche battuta (non è er callo, è l'umidità che te frega, ndr), per creare un legame con la pagina - prosegue Federico - ma l'effetto della serie doveva essere diverso, perché Neri Marcorè recita e propone un personaggio di commedia, giocando su situazioni, equivoci. All'inizio usiamo le frasi lapidarie originali per far prendere vita ad Enzo, creando poi una storia vera e propria, che non avrà più a che fare con la pagina, se non per l'immagine del santone in tunica che vive il tessuto romano. Una scelta che funziona perché non ha pretese, è una serie leggera e forse è perfetta in questo momento, dove si parla solo di guerra, senza che ci siano battute obbligate. Una vicenda normale narrata in modo normale, vince perchè surreale e si presenta come racconto neorealista, nonostante la caratterizzazione del santone in tunica".

Perché come location è stata scelta Centocelle? "La scelta era legata ad un quartiere popoloso - prosegue Palmaroli - perché andava ambientato nella periferia romana, che non sia di moda e soprattutto giusto per raccontare la gente".

Nell'episodio 7 c'è spazio anche per un cameo, degno del miglior Hitchcock, commentata con ironia da Federico: "Non dovevo esserci, non era previsto alcun cameo, è venuto naturale. La sera in cui si girava la puntata ero andato sul set e al momento la regista mi ha conivolto nella scena, mi ha proprio spinto... - conclude ironizzando alla sua maniera - meno male che m'ero vestito bene!".

Per seguire la serie (basta la registrazione al sito): https://www.raiplay.it/programmi/ilsantone-lepiubellefrasidioscio

Federico Palmaroli, a proposito di successi, è anche bestseller ogni fine anno, con il libro che raccoglie le vignette de "Il meglio (e il peggio) di un anno italiano". La prima volta in copertina fu Conte («Vedi de fa poco 'o spiritoso»), poi Draghi («Carcola che ve sfonno»), aspettiamo dicembre per capire come sarà descritto questo 2022, anche se lo stesso autore teme l'attuale situazione: "Per ora non faccio previsioni, il momento è difficile, la guerra è difficile da affrontare con ironia, e per adesso non so davvero che sarà. Oggi è davvero complicato trovare lo spunto e sentirsi libero di ironizzare". Come dargli torto?

Teresa Pierini