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Latorre sul caso Marò che lo ha stravolto per 10 anni: "Non tutti hanno fatto il proprio dovere"

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VITERBO - L'arrivo del "marò" Massimiliano Latorre ha suscitato molto interesse in città, e lo dimostra la sala Benedetti di Palazzo Gentili piena di pubblico, con molti militari giunti ad ascoltare la brutta disavventura che per 10 anni ha sconvolto la vita del sottufficiale di Marina insiema al collega Girone.

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Al centro dell'incontro la presentazione del ibro "Il sequestro dei Marò" scritto insieme a Mario Capanna. L'invito a raggiungere la città dei papi è giunto da Antonio Leonetti che ha coinvolto nella giornata anche Giulio Marini, che ha potuto portare la sua testimonianza del tempo, mentre era parlamentare e poi sindaco.

Sono tanti i ricordi che Latorre prova a mettere a fuoco, con il carico di dolore che si porta in 10 anni di ingiustizia subita, che lo hanno portato anche ad avere un ictus. Parte da quel 15 febbraio 2012, una normale giornata di lavoro a protezione di una nave in acque indiane, spesso attaccate dai pirati. “In una delle azioni di difesa abbiamo sparato, vero, ma in acqua. Siamo sempre stati sicuri della nostra innocenza, ma il dovere di un militare è obbedire agli ordini ed eravamo convinti che, con silenzio e fiducia, sarebbe andato tutto bene. L’imbarcazione - prosegue - era completamente diversa da quella descritta dalle autorità indiane e i proiettili trovati sul corpo dei due pescatori, che sono stati analizzati in Italia basandosi sulle foto, non erano in dotazione alla Marina Italiana. Purtroppo non è stato possible approfondire perché i due corpi furono cremati 24 ore dopo, senza alcuna autopsia”..

Poi c'era la questione politica che coinvolgeva direttamente i vertici indiani: "Il Capo di Stato era Sonia Gandhi e la sua origine italiana la 'costringeva' a tenere un atteggiamento duro, per non essere attaccata dall'opinione pubblica, considerato che usciva dallo scandalo per le tangenti degli elicotteri".

Infine la questione religiosa: "Non si poteva mettere contro gli abitanti del Kerala, stato a maggioranza cattolica, voti fondamentali per la sua sopravvivenza politica".

Questo accadeva in India, ma il dolore più grande Latorre e Girone lo ebbero in Patria: "Nel giro di pochi giorni, dall'11 marzo in cui ci assicurarono che non avremmo mai più lasciato l'Italia, il 21 il Ministro De Paola ci disse di prendere le nostre cose che saremmo tornati in India, un Paese dove vige la pena di morte. Non ebbi il coraggio di chiamare mia moglie Paola per darle le notiza, ci eravamo riavvicinati proprio per questa tragedia, noi fidanzati all'età dell'adolescenza, ritrovati grazie ai social con cui mi scrisse e che poi sposai. Ora dovevo dirle che l'ordine era di lasciarla di nuovo.

La vittoria finale nasce dalla decisione dell'arbitraggio internazionale, lungo, infinito, che resta comunque di Pirro: "Alla fine dissero che l'India non si era sbagliata ma che essendo la nave territorio italiano il processo doveva svolgersi seondo la griurisdizione italiana. Lo Stato ha anche pagato un risarcimento da 1.200.000 euro alle auturità indiane, una cifra enorme per loro. Ma tornavamo a casa, dove il procedimento fu archiviato, scrivendo la parola fine su questa storia il 30 gennaio 2022, dopo 10 anni di tormenti, in cui non tutti hanno fatto il proprio dovere".

Non aggiunge altro, conferma di essere militare e per questo abituato ad eseguire gli ordini, magari provando a parlare con chi di dovere, anche se in questo caso nessuno lo ascoltò.

E' Giulio Marini ad esprimersi senza remore: "Spesso l'Italia tende a nascondersi ma qui non lo abbiamo fatto: quando ero sindaco organizzammo una manifestazione in vostro sostegno, piena di gente, e mettemmo uno striscione per la vostra liberazione. E' vergognoso che un governo abbia lasciato soli dei militari che avevano giurato fedeltà allo Stato. Dovevano difendervi ma erano più preoccupati di difendere gli affari che Finmeccanica faceva con l'India. Su De Paola non mi stupisco, ha sempre avuto difficoltà a rispondermi quando lo chiamai in causa da deputato e senatore, non mi sarei aspettato nulla di diverso da lui, anche quando era diventato ministro. Mi vergogno di una politica che non ha fatto quello che doveva fare e che sarebbe stato molto di più di quanto fatto".

Al termine Latorre, dopo aver ringraziato l'amico Leonetti e Marini per le parole ascoltate, si è fermato per il classico firmacopie e per foto ricordo con i partecipanti all'incontro.

Teresa Pieirni