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Poeta, committente e uomo d'armi: Procaccioli ed Alessi raccontano un Vicino Orsini ironico ed epicureo

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BOMARZO - Per secoli la tenuta sotto il palazzo Orsini ha dormito un sonno pesante dominato dalla natura, fino all'inizio del secolo scorso, quando fu riscoperto da artisti e intellettuali. Da metà anni '50, poi, è la famiglia Bettini, diventanta nel frattempo proprietaria, ad iniziare un lavoro di recupero che nel tempo ha riportato in luce quello che veniva chiamato Parco dei mostri e che la storia vuole come Sacro Bosco.

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Tre ettari di natura ed arte creata da Vicino Orsini, diventato prepotentemente protagonista quest'anno, in occasione del cinquecentenario dalla nascita, proprio oggi, 4 luglio 2023. E per festeggiarlo l'intera Bomarzo si è mobilitata, da un lato l'amministrazione, dall'altro la realtà artistica che attornia la famiglia Bettini. E da questo sono nati due programmi di festa e cultura, che permettono di raccogliere informazioni e conoscere meglio il misterioso "boschetto" voluto da Pierfrancesco Orsini, detto Vicino.

Tra gli appuntamenti di studio la mattina del 1° luglio si è svolta a Palazzo Orsini la presentazione del libro "Vicino Orsini: poeta, committente e uomo d'armi", a cura di Andrea Alessi e Paolo Procaccioli, presenti all'incontro insieme alla soprintendente Margherita Eichberg, introdotti dal giornalista Rai Piero Damosso. Il volume è diviso in tre parti, figura del personaggio, figlio dell'orsa (famiglia), committente.

E' il caporedattore del Tg1 ad aprire l'incontro: "La storia per me è sempre quella delle persone, mai ideologica, perché con i propri valori si contribuisce alla storia. Recuperare questa dimensione, cercare il miglioramento dà senso alla propria esistenza e alla comunità", seguito dal sindaco Perniconi che ricorda come sia importante conoscere, studiare e approfondire il territorio: "In questo caso è Vicino Orsini che ci insegna come vivere e valorizzarlo".

Saluti istituzionali anche da parte del presidente della Provincia, Alessandro Romoli: "Vicino Orsini è una persona legata al territorio, che  ha contraddistinto, rifondatore della comunità locale con le sue creazioni giunte fino ad oggi, patrimonio storico della Tuscia viterbese. Siamo poco conosciuti, è vero ma abbiamo testimonianze uniche e la collaborazione tra amministrazione e soprintendenza ci farà riscoprire la nostra storia".

Margherita Eichberg ha iniziato ad approfondire la spiegazione del volume, nella parte da lei curata: "Conoscendo Vicino abbiamo avuto una serie infinita di conoscenze, approfondendo informazioni. Alessi ha proseguito in una serie di ricerche grazie alla disponibilità della famiglia Bettini, sembra incredibile che ad oltre settant'anni dalla riscoperta di questo luogo ci sia ancora da comprendere e studiare. Riprendendo le sue lettere è stato possibile identificare altri luoghi da mostrare, e ci sono anche altre chiavi di lettura, compreso il lato boschivo ancora da indagare, su cui ha lavorato propro Andrea. È bene che tutti si sentano parte di un progetto culturale, per fare bene tutela e valorizzazione".

Sono stati i due curatori ad andare maggiormente a fondo del volume, risultato degli atti presentati nel convegno dello scorso gennaio, dedicati ovviamente agli studi sul Sacro Bosco.

"Bomarzo ha una stratificazione complessa, nel mondo però è il Parco, ma lavorando abbiamo trovato connessione su un'unità che è una persona e una famiglia. Dopo Vicino le due realtà hanno avuto vite separate - ha sottolineato Paolo Procaccioli - il parco destinato ad usi agricoli, con dominanza della natura e il passaggio nelle varie proprietà. Oggi è il momento di riunire di nuovo in un unicum, per evitare letture sensazionalisticje del Sacro bosco. Quanto fatto da Vicino è stato per colpire e lo ha fatto con ironia, dividendo tra i 'balordi', così li chiama nelle lettere, che dimostrano meraviglia davanti alle sculture e quelli che sono in grado di penetrarle. Oggi sembrano più i visitatori del Parco dei mostri che del boschetto, come era solito definirlo. Il visitatore dovrebbe associare la visita a Caprarola, Bagnaia e Soriano, realtà diverse ma connesse, che portano l'equilibrio: da una parte Villa Lante e giardini di palazzo Farnese sono creati con la logica, qui invece c'è il capriccio, l'abnorme, addirittura la follia. E' il Rinascimento, come previsto tanto da Ariosto come da Tasso, che insieme completavano il mondo reale senza letture esoteriche, non corriamo il rischio di trasformare il bosco in macchie di roccia dove proiettare le nostre angosce. Vicino non scrive questo - conclude il professore - quando lascia la vita pubblica e si ritira qui vive all'insegna di Epicuro. Questo libro serve a recuperare tutti i tasselli verbali, dal mio punto di vista, per provare a restituire la parola di Vicino, punto dopo punto, riducendo la parte del vuoto". Un intervento, e la relativa sezione del libro, basato sull'analisi e la lettura delle lettere di Vicino Orsini, alcune anche inedite.

Infine Andrea Alessi, storico dell'arte, che si interessa e scrive del Sacro Bosco già dal 2009, e ha concentrato il suo impegno su luoghi non portati finora all'attezione: "Quando mi proposero il convegno pensai che avevamo detto già tutto in passato ma abbiamo riscoperto il poeta, il personaggio curioso e innovativo, grazie ale lettere. La natura divora e può anche restituire, per questo ho scelto di recensire e studiare un luogo meno conosciuto - ha sottoineato Alessi - anche perché non accessibile al pubblico e carente di tasselli. Oggi ne abbiamo, partendo dal livello di ingresso, con ipotesi che abbiamo cercato di suffragare. La secca ha fatto smottare il terreno, facendo scoprire quello che era il vero accesso. A seguire abbiamo indagato i manufatti, anche scoprendo pietre accatastate che la proprietà sta riportando a dimora. Abbiamo scoperto che il giardino che univa palazzo a Sacro bosco non era all'italiana ma un orto con indicazione degli alberi e delle coltivazioni presenti: carciofi, piante da frutto, ulivi, vigneti, tutti prodotti da utilizzare, per la propria sopravvivenza e da regalare, come dimostrano le lettere. In tutte le sculture c'è il simbolo della famiglia di provenienza, legate ad eventi che diventano testimonianza del passato. Prima di prendere la tangente con teorie poco verificabili meglio pensarle come sculture patrimonio di famiglia. Vicino seguiva i lavori, proponendo la sua visone, anche sbagliando come accadde con la diga e alcune fontane che crollarono".

Vicino Orsini poeta è ancora analizzato da Procaccioli: "La sua è un'esigenza, trovare la cifra per esprimersi. All'epoca così si trametteva il sapere, magari con sonetti, già dall'accademia degli Infiammati di Padova fondata da Leone Orsini, che si pone il compito di travasare la letteratura dal latino al volgare. Vicino si rende conto che quella non è la sua strada e mette come approdo il Sacro bosco, celebrando Epicuro, buttandosi alle spalle la cultura 'raccogliticcia' a cui aveva pagato pegno". Un viaggio dal Veneto a Bomarzo, proseguito con le parole di Alessi: "Dopo le guerre lui giunge qui, 'Sol per sfogare il core' come scrive nel 1552; per Maurizio Calvesi - 'Gli incantesimi di Bomarzo. Il Sacro Bosco tra arte e letteratura' (Milano, 2000), dove si ipotizzano analogie con i poemi del Boiardo e dell'Ariosto, ndr - si parla di evento doloroso, ma restano da scardinare luoghi comuni. Il parco ha tante sculture ma le epigrafi non sono giunte tutte a noi, e questo ha generato teorie fantasiose. Quello di cui siamo certi, dalle lettere, è che negli anni '80 (del 500) era annoiato e lascia qualcosa di incompiuto, e la sua eredità resta immobile fino al Novecento".

In chiusura anche la soprintendente chiede prudenza: "Tutta questa incertezza su parti non conosciute, le sue intenzioni e i suoi ripensamenti devono farci essere molto cauti, specie nel ricollocare quanto rinvenuto, serve cautela nel principio del minimo intervento".

Teresa Pierini e Anselmo Cianchi