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Antoci lancia da Tarquinia la sua sfida alla malavita: "Siete voi i poveracci e dovete avere paura. Non siamo armati ma abbiamo una grande corazza"

In Provincia
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TARQUINIA – La città etrusca ha accolto il suo nuovo concittadino: Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi, che con il suo protocollo ha gettato le basi per una legge che sta toccando le mafie sul punto debole, gli ingenti finanziamenti in agricoltura, impedendo che sia lo Stato a finanziare proprio l'antistato.

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La cerimonia è iniziata dal collegamento con Palerno, per la diretta della Giornata della legalità, direttamente dall'Albero di Falcone, poco prima del minuto di silenzio dedicato a tutte le vittime di mafia, con la lettura dei nomi coinvolti negli attentati del 1992.

L'aula consiliare è colorata dai lavori dei bambini che hanno realizzato i cartelloni dedicati alla giornata, presentati poco prima nel parco dove è stato piantumato un albero; sugli scranni l'amministrazione, unita nell'abbraccio ad Antoci, tra il pubblico molti ospiti, dal prefetto Bruno al senatore Fusco e al deputato Battilocchio, il presidente dlela Provinciia Nocchi, il sindaco di Viterbo Arena, l'assessore Ubertini, il presidente del consiglio comunalale viterbese Evangelista e le autorità militari. In prima fila l'ex dirigente del Commissariato di Tarquinia Daniele Manganaro, oggi dirigente a Massa Carrara, che nel 2016 con la sua prontezza salvò Antoci, se stesso e tutti gli uomini della scorta dall'attentato mafioso.

Toccante il momento in cui sono stati scanditi i nomi delle vittime della strage di Capaci, un collegamento fortemente voluto dal dottor Antoci, che ha così unito Tarquinia, e questa terra, a Palermo, alla Sicilia.

“Oggi dopo la deliberazione all'unanimità siamo onorati di avere al nostro fianco il nuovo concittadino - così viene accolto dalla presidente del consiglio comunale Federica Guiducci, a nome di tutta la città - l'uomo che ha smascherato il sistema di finanziamento illecito che transitava attraverso i fondi concessi all'agricoltura. Tarquinia ora vanta tra i propri concittadini un eroe dei nostri tempi, come lo definì Camilleri. La cittadinanza è l'atto più alto che una città può offrire. Certo, lui ha fatto il proprio dovere, ma in alcuni luoghi farlo è un atto degno di nota, che porta l'invito al rispetto delle regole”.

Eroe non è un sostantivo che ha mai voluto, come sottolineato dalla presidente leggendo parole dello stesso Antoci: “Per me sono eroi quelli che mi hanno salvato e soprattutto i loro familiari, perché sanno che stare accanto ad Antoci per lavoro non è fare una passeggiata. Spero di dare quel seme di normalità che faccia orgogliose le mie figlie, solo così si cambia la nostra terra.

Trasparenza, rispetto degli altri ed etica dei comportamenti, specie informando i più giovani, combattendo il malaffare, questo vuol dire combattere la crimilità diffusa, evitando che diventi terreno fertile della mafia, ha proseguito ricordando quella sorta di manifesto nato dal lavoro di Antoci alla guida del Parco dei Nebrodi.

"Questa cittadinanza onoraria è un omaggio alle forze dell'ordine che compiono il proprio dovere. Benvenuto nella sua Tarquinia" ha concluso la presidente, dando la parola al sindaco.

E' così il primo cittadino Giulivi che, ricordando come i due attentati del 1992 mostrarono il volto più crudele della mafia, aggiunge: “Colpirono Falcone e Borsellino perché erano bravi e avevano un obiettivo ben chiaro, l'affermazione della legalità e il rispetto delle regole, che porta alla pace tra gli uomini. Serve educazione, il rispetto dei valori, gli uomini giusti, tutto ciò che teme la mafia. Educare alla legalità è alla base della vita per sperare in un mondo migliore, mantenendo alta l'attenzione.

Oggi sono orgoglioso, perché accogliamo un eroe dei nostri tempi, grazie a Giuseppe per la tua vicinanza e anche all'uomo che ti ha salvato la vita, Daniele Manganaro - ha concluso salutando il poliziotto presente in prima fila -. Qualcuno mi ha chiesto perché da Tarquinia abbiamo scelto una storia siciliana, rispondo perché Tarquinia è italia, e Giuseppe lavora per la legalità in tutta Italia".

La presidente ha letto la pergamena ufficiale di conferimento della cittadinanza onoraria, come da atto del consigio comunale, e sono state consegnate le chiavi della città insieme al suo simbolo storico, i cavalli alati.

Le ultime emozionate parole sono quelle del dottor Giuseppe Antoci, un fiume in piena: "Grazie Tarquinia, è il primo anno che, in questa giornata, non sono al reparto scorte di Palermo, insieme ai familiari di quelle terribili stragi. Pensavo a cosa avrei provato a non esserci e ora lo dico, nulla, perché sono, siamo li, perché non può esserci uno spazio che ci separa da quei valori, che ci separa dall'essere un pezzo di Stato.

Ho una personale convinzione, ne parlavo ieri con il Prefetto, e lo dico spesso ai ragazzi: a volte noi cerchiamo l'alibi nel dire 'di questo si deve occupare lo Stato' ma non capiamo che lo Stato non può essere solo individuato in forze dell'ordine e magistratura, perché quando qualcosa arriva a loro vuol dire che un pezzo di Stato ha perso, perché quel pezzo siamo noi.
Per fare questo non è necessario morire in un attentato mafioso o diventare simboli od eroi, ne abbiamo già abbastanza E' la normalità che deve essere fatta di valori e valorosi uomini.

Due anni fa ero al fianco di Schifani, giovane finanziere figlio di una delle vittime di Capaci, che guardava con me quelle immagini, imprietrito, con una sola lacrima scesa, quella lacrima mi ha fatto male. Vivo sotto scorta e così vivono i miei familiari, ma quella lacrima... quando vedi che lo Stato, da un protocollo piccolo, si estende mano a mano fino ad una legge che oggi viene presa ad esempio anche dall'Europa, comprendi il lavoro fatto. Antoci ha fatto una scelta che è un dono, che fa ottenere risultati, ma quante persone oltre Antoci mettono a rischio le proprie vite? Magari non pagando il pizzo, senza clamore o luci. Loro sono eroi, sono un pezzo di Stato.

Ho sempre pensato che si può morire in tanti modi: uccisi in un attentato di mafia, e la tua vita finisce ed entri a far parte delle commemorazioni, e poi c'è um altro modo per morire, quando ti giri dall'altro lato, quando entri nel cono d'ombra senza schierarsi, il silenzo aiuta la mafia e chi lo sceglie muore ogni giorno, ogni mattina muori perché non sai dire alle tue figlie che la vita va vissuta con rettitudine ed onestà. Io ho solo tentato di fare il buon padre, anche se questo ha comportato grandi problemi alla mia famiglia. oggi sono qui con mia figlia Isabella, e le dico... 'vedi che non siamo soli'.

E' grande l'onore che oggi mi date, diventare cittadino onorario di un luogo pieno di storia, che non smette di dare frutti, come l'albero di giustizia che piantate ogni giorno. Un pezzetto di queste radici rappresenta anche me - ha concluso il dottor Antoci - con la mia famiglia. Noi siamo più di loro, noi persone per bene siamo più di loro, dobbiamo solo fare squadra ed essere quel pezzo di Stato che loro non ce la faranno mai a distruggere.
Da quel 23 maggio 1992 è nato un Paese diverso, qui da Tarquinia, come da Palerno, Roma, Trieste o Bolzano, lanciamo un messaggio, siete voi i poveracci e dovete avere paura. Non siamo armati ma abbiamo una grande corazza".

Applausi per le sue parole e dimostrazione d'affetto da parte di tutti i presenti, prima di passare all'incontro esclusivo con la stampa (leggi l'articolo Giuseppe Antoci racconta la sua vita sotto scorta: "Per fortuna ci sono giornate come queste, carezze al cuore"). Gli studenti di Tarquinia hanno inoltre mostrato i lavori realizzati per promuovere la legalità.

Teresa Pierini