PARIGI - Un pezzettino di Tuscia ha fatto festa, ieri sera, conquistando la pedana diventata d'oro grazie alle quattro campionesse olimpiche a squadre di spada: Rossella Fiamingo, Alberta Santuccio, Mara Navarria e Giulia Rizzi. E' Maurizio Iaschi, fisioterapista viterbese, da anni ormai al seguito del circuito scherma nazionale, e ieri sera evidente a tutti, quando ha deciso di lanciare in aria Alberta, che con la sua tenacia e bravura ha piazzato l'ultimo affondo che voleva dire oro.
Una reazione istintiva, quella di far festa, che per Maurizio è diventata immagine in mondovisione. Nel giro di pochi minuti tantissimi profili social hanno iniziato a riportare quel frame, ricordando la sua origine di Capodimonte, onorando un figlio della Tuscia a Parigi. Qualcosa che ha stupito lo stesso Maurizio, che abbiamo raggiunto oggi telefonicamente proprio nella capitale francese: "Uno stupore che mi è sembrato strano, perché sembra che sia arrivato ora, ma sono nel team olimpico da Sidney 2000. Entrai grazie a Massimo Mancinelli, altro viterbese, che mi portò nel mondo della scherma dopo Atlanta 96, olimpiade che segnò l'esordio della spada femminile, subito con un argento. Da ieri sera è un susseguirsi di messaggi, saluti e complimenti da casa".
Un impegno e una carriera ormai pluridecennale, iniziata tanti anni fa: "Un mondo cambiato molto nel tempo, all'inizio eravamo due terapisti, e seguivamo tutte le armi della scherma. Adesso siamo una quarantina e ciascuno ha il suo settore, io seguo la spada, maschile e femminile, anche durante l'anno, sia in gara che in allenamento. Quando serve ci si supporta tra varie armi".
Ieri sera l'onore di assistere da sotto la pedana a qualcosa di storico: "Le ragazze che ieri sono diventate campionesse olimpiche le consoco dal primo ingresso in nazionale giovanile e ho seguito tutta la loro carriera. C'era tanta attesa per questa medaglia, perché il conteggio diceva 49 ori da troppo tempo e a Tokyo non riuscimmo a vincere la 50ma, un traguardo che sembrava non arrivare mai, e pensare che ero a Sideny a festeggiare le 100 totali della scherma (vedi foto sotto, con Vezzali, Trillini, Bianchedi, ndr). Ieri sera, finalmente la più preziosa, quel 50 volte oro ma anche la prima della spada a squadra femminile".
Una gara sentita, giocata contro la nazionale di casa, con un tifo da stadio che poteva intimorire, ma non certo le quattro atlete italiane: "La gara di spada è l'unica che prevede il doppio colpo e per questo è molto combattuta, con un grandi possibilità di recupero. Questa nazionale era pronta per una grande impresa - prosegue orgoglioso Maurizio - ma poi sulla pedana ci vanno loro, anche se eravamo la squadra da battere, prime nel ranking. Una finale bellissima con la Francia, un assalto tostissimo, con 8 mila persone che tifavano per le nostre avversarie, anche se in modo bello e molto sportivo, infatti non hanno risparmiato applausi alle nostre campionesse. Poi l'ultimo assalto, con la 'priorità contro' che aveva già fatto perdere tre delle nostre atlete nell'individuale (la priorità è un sorteggio che assegna la vittoria ad una squadra se nell'ultimo minuto, dopo la parità nel tempo regolamentale, non viene fatto alcun punto, mentre in caso di punto diventa golden e ferma i giochi, ndr). Il grande coraggio di Alberta, che quest'anno il ct ha deciso di mettere quale atleta di chiusura, vedendo la sua preparazione e la capacità di finalizzazione. L'aspetto mentale in questo sport è fondamentale, ci vuole grande forza e concentrazione, perché si svolge tutto in pochissimi secondi. Non dimentichiamo mai che una gara olimpica è lo spartiacque tra qualcosa di grande o di indimenticabile".
Ed indimenticabile è diventato anche grazie al lancio di Alberta in aria, subito dopo la sua gioia infinita, quello sguardo verso la telecamera che ha ricordato quello di un Totò Schillaci di Italia 90. Il team italiano non ha resistito, Maurizio per primo: "Il lancio finale in aria era prassi in passato, ma nelle ultime olimpiadi era è diventato impossibile entrare ed avvicinarsi alle atlete. Stavolta, finalmente, ci siamo fatti portare dall'emozione e tutti mi hanno visto in pedana. Forse non dovevamo, perché il ruolo del fisioterapista è altro, c'è ma non si vede, ma stavolta mi hanno visto tutti".
Con onore, perché quello è il sentimento di tutta la Tuscia, compreso il Sodalizio Facchini di Santa Rosa, che lo attende come sempre la sera del 3 settembre.
Le gare continuano, e mentre la squadra attende gli esiti di fioretto e spada, Maurizio pensa anche al lavoro di Viterbo: "Fatemi ringraziare i miei colleghi e colleghe dell Asl che mi supportano, andando a lavorare in questi giorni senza di me e soprattutto lasciandomi libere le date delle ferie che utilizzo per seguire la Nazionale di Scherma". Un ringraziamento che già è orgoglio, perché anche tanti colleghi e colleghe lo hanno salutato e omaggiato sui social.
Teresa Pierini