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La storia non si sfratta: Massimo Miglio difende l'Isime da burocrati poco illuminati

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ROMA - Il professor Massimo Miglio costretto a scendere in campo per difendere l'assurda storia dello sfratto istruito dal Comune di Roma contro l’Istituto storico italiano per il Medioevo.

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Miglio, uno dei massimi esperti del Medioevo del nostro Paese, oggi presidente dell'istituto, già ordinario di Storia medioevale presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia (Viterbo) e preside per sei anni della Facoltà di Lingue e Letterature straniere della stessa Università, considera questa storia una dolorosa ferita, che prende sembianze paradossali.

Il Comune di Roma ha sfrattato l’Istituto storico italiano per il Medioevo - nato nel 1883 per dare "unità e sistema alla pubblicazione de' Fonti di storia nazionale" - dai locali che occupa dal 1923. Si richiede di “rilasciare bonariamente i locali, liberi da persone e cose, entro 90 giorni dal ricevimento della presente…”, così in una nota della storica istituzione.

Si minaccia la “riacquisizione forzosa del bene” e si dice falsamente che l’Istituto è debitore di 24.437,88 euro. I locali sono richiesti per le necessità di spazi dell’Archivio storico capitolino, che era stato collocato nel complesso borrominiano da Pietro Fedele. Sorprende che lo stesso Comune abbia restaurato nel 2006 grandi spazi al secondo e al terzo piano dello stesso complesso borrominiano destinati al Capitolino e tuttora del tutto inutilizzati.

"Accadono cose incredibili - commenta il presidente Miglio rispondendo sull'argomento - e non comprensibili. Sono abbastanza fiducioso che tutto si risolverà per il meglio, è chiaramente un errore contabile. Il nostro bonifico è stato sempre effettuato, forse ci sono problemi di poste in bilancio che non ci riguardano. Resto perplesso nel sapere che esistano burocrati così poco illuminati".

"Sfuggono le motivazioni di questa richiesta che priverebbe Roma di un’istituzione riconosciuta nel mondo e con un’intensa attività culturale ed editoriale. L’Istituto è una fondamentale risorsa - concludono dall'Isime - al servizio della Città di Roma, del nostro Paese e della comunità internazionale degli storici.
Chiediamo quindi il ritiro di questa decisione e la conferma del pieno diritto dell’Istituto a rimanere all’interno dei locali che attualmente occupa".

Per supportare questa richiesta è stata avviata una petizione, invitiamo i nostri lettori a firmarla, cliccando qui.

Ansemo Cianchi