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La musica sarà pericolosa, ma è bellissima e vale la pena rischiare

BAGNOREGIO - Bagno di folla per Nicola Piovani in piazza Cavour, per la chiusura del Civita Cinema 2019, terza edizione. Già prima delle 20 posti a sedere quasi esauriti, l'unico modo per godersi comodamente uno spettacolo davvero speciale, il concerto del maestro di origine corchianese, "La musica è pericolosa", un viaggio tra le note dei film e le parole che li raccontano, insieme ai registi e ai protagonisti.

Emozione ed attesa anche per il maestro, che sa di avere tra il pubblico numerosi familiari e, aspettando la sera, si affaccia ripetutamente dai locali della curia, dove si sta concentrando (nel pomeriggio si era raccontato al pubblico del Belvedere, leggi qui il resoconto).

Prima del concerto arrivano i saluti degli organizzatori del Civita Cinema, Vaniel Maestosi, Glauco Almonte e Giancarlo Necciari, sul palco con il sindaco Profili e il vice Bigiotti, tutti soddisfatti del grande risultato e della risposta del pubblico.

E' l'ora della musica, che parte con Fellini, raccontato dal maestro Piovani durante il lavoro per L'intervista: "A Fellini non si poteva dire di no, avevo tre temi pronti per il film ma sentendomi suonare una vecchia composizione volle quella, inutile dire che era edita, inutile trasferire il fatto che non mi piaceva riciclare la musica. Non sarebbe elegante gli dissi, e lui: 'Ma a noi che ci frega dell'eleganza?' Inutile dire che divenne il tema principale del film",  le prime note ascoltate sotto le stelle, seguite da "Ginger e Fred": Il secondo ricordo è per Monicelli, che era immediato, piaciuto un tema si passava subito a registrare. Per lui le note di "Speriamo che sia femmina" e de "Il Marchese del grillo".

Si sconfina poi nel classico, Orfeo, la sua voce dolce e incantevole, le Sirene, la lotta con le Muse, insesorabilmente persa, e la nascita di Napoli, sulla tomba di una di loro, Partenope, la più bella e commovente. E ancora Salomè, la musica di dolore che porta la cinica e sensuale ballerina a chiedere al patrigno Erode la testa del profeta Giovanni.

"Musica di sangue, di dolore, per questo pericolosa - spiega Piovani -, da batticuore, anche quello di un amore adolescenziale o quello che nasce dallo stupore dei bambini" e torna con il pensiero e il racconto a Corchiano, dove piccolissimo, trascorrendo le vacanze, avvertiva forte l'emozione della banda in lontananza che accompagnava il Santo Patrono. "Quello stesso stupore l'ho dedicato a Benigni, come musica d'ingresso ai suoi spettacoli, ho cucito addosso a lui il ritmo dell'Italia dei campanili. La gioia fu tanta quando, anni dopo, ascoltando le stesse note leggevo negli spettatori lo stesso sguardo d'attesa di noi bambini, una marcia d'ingresso del loro 'santo' comico", conclude, proponendo una sua versione di Chopin, Op. 18 no. 4, e Debussy, Golliwog's Cakewalk, da Children's Corn.

Chiusura con il suo "folletto" preferito, quel Roberto Benigni che gli ha fatto conquistare l'Oscar per la colonna sonora ne "La vita è bella", punta di diamante di una collaborazione infinta, e l'incontro con due mostri sacri come Mastroianni e De Andrè.

"Ero con Benigni e Cerami, stavamo finendo la musica per il suo spettacolo, mancavano due strofe, iniziammo a dire stupidaggini, e io provai a tirare acqua al mio mulino. 'Nell'amore le parole non contano, conta la musica', l'inno del compositore, mentre loro scrivevano le parole. Piacque, e divenne la fine di Quanto t'ho amato".

Con Mastroianni suonò al piano il tappeto musicale di Carminito, colonna sonora del film "De eso no se habla", seguendo il suo labiale, mentre con De Andrè lavorò all'album "Storia di un impiegato", inserendo tra le note un "Mi-Fa-Sol" ascoltato infinite volte da piccolo, proveniente dal campanile del confinante convento di suore. "E chi poteva pensare che poi quelle note sarebbero finite ne Il bombarolo, pluricensurato dalla Rai del tempo?".

E' il momento dei saluti, uno per uno vengono presentati i musiciti, tra cui spicca il diamante Marina Cesari al sax, e il riconoscimento di Civita Cinema, premio consegnato dal direttore generale di Italiana Assicurazioni. "Felicissimo di questo premio, questa accoglienza, questa serata. Questo modo di fare musica così teatrale è un modo di fare arte millenario. Io sono cresciuto con la sentenza che ciò che non passa in tv non esiste; a me piace pensare che tra qualche secolo, quando tutto sarà cambiato, ci saranno persone in carne ed ossa che si esibiranno per altri in carne ed ossa. Noi non siamo esistiti e io sono felice di queste due ore di inesistenza - conclude il maestro Piovani -. Ma un musicista non saluta con le parole, lo fa con la musica". Si siede al piano, tornano i musicisti e parte il bis, "Quanto t'ho amato".

Cala il sipario sul Civita Cinema, che alla sua terza edizione ha donato emozione e magia uniche.

Teresa Pierini