VITERBO - La nuova mostra in città, che vede il ritorno, dopo la pausa delle elezioni, in sella all'assessorato alla bellezza di Vittorio Sgarbi, è un omaggio alla natura, alla bellezza del creato e all'arte immortale di Luciano Ventrone "il pittore dell'iperbole".
Allestita nel centro culturale Valle Faul della Fondazione Carivit, vedrà esposte fino al 29 settembre oltre 30 opere, moltissime nature morte a alcune degli anni '60, dedicate all'astrattismo, promossa dalla Città di Viterbo e dalla Fondazione Carivit, realizzata da Contemplazioni in collaborazione con la Fondazione Luciano Ventrone Miranda Gibilisco, ed è resa possibile grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo.
Un nuovo passo per invitare l'ingresso in città da Valle Faul, dove la Fondazione Carivit, come precisa il presidente Pasqualetti, porterà il Museo della ceramica, insieme alla digitalizzazione di buona parte dei volumi del Consorzio Biblioteche. Annunciata già la prossima mostra, che sarà dedicata a Castro.
A presentare le opere il critico Vittorio Sgarbi, con la sua consueta lectio magistralis: "L'arte contemporanea è spesso provocazione e scandalo, qui c'è solo la provocazione della bellezza. Ventrone se ne va nel 2021 e da allora è cresciuto e le polemiche contro di lui, fatte perché era troppo bravo, ne hanno permesso l'affermazione, con una realtà più viva della vita stessa" ha precisato raccontando l'artista.
Una mostra che proseguirà per tutta l'estate, mentre Sgarbi annuncia la prossima, dedicata a Caravaggio e al pittore viterbese Bartolomeo Cavarozzi: "Stavolta doveva esserci Luciano Ligabue, dopo Fermo, un esempio di potenza e forza dalla natura ma abbiamo scelto chi ha puntato all'avanguardia e soprattutto al rapporto con la fotografia. Nel momento in cui era facile pensare che era meglio riprodurre con una macchina, lui ha scelto di fare vedere che la pittura intercetta l'anima, scegliendo un realismo non è copiare l'arte, come ad esempio avrebbe potuto fare con Caravaggio, ma facendo vedere cosa c'è duetro, la presenza di Dio dietro la natura, che lascia una sensazione di assoluto.
Il suo percorso è andato dall'astrazione, certamente di moda nel Novecento come lingua del tempo, alla realtà - ha proseguito il critico - sentendo la prima come una strada per ripetitori, senza originalità. È una gara difficile, quella con la fotografia, ma non potrà perderla perché solo l'anima dell'uomo rende viva la pittura, l'anima di un pittore che ha scelto di essere fuori dal gruppo.
La verità guida la nostra vita - ha concludo - qui vedremo il tentativo attraverso la pittura di dimostrare che Dio esiste, solo così l'artista coglie qualcosa di arcano. Le sue opere sono maestria della natura di un artista che si misura con Dio".
Presente all'inaugurazione anche la moglie dell'artista, Miranda Gibilisco, che lo ha ricordato sottolineando il loro rapporto artistico: "Ho accompagnato questo viaggio del maestro per 50 anni, dialogando con lui senza parlare, avevamo un filo diretto".
Luciano Ventrone, è tra gli artisti contemporanei italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale. Ha esposto nei più
importanti musei e gallerie del mondo e le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private.
Lavorando direttamente dalla fotografia, è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere crea mondi suggestivi carichi di vissuti e emozione. La scelta dei soggetti lo lega ai grandi pittori del passato, tuttavia è la sua attenzione per l’applicazione della pittura, il suo trattamento del colore e della luce che lo pongono tra i contemporanei.
Ventrone inizia la sua carriera artistica nei primi anni Sessanta. Sperimenta molto: passa dalle rappresentazioni geometriche
all’astrattismo, dal surrealismo alla pittura informale e all’arte programmata. La svolta arriva negli anni Ottanta quando viene
scoperto dal critico Federico Zeri che resta colpito dalle sue opere tanto da definirlo “Il Caravaggio del XX secolo". Tra i due
nasce un’amicizia molto profonda e proprio Zeri gli consiglia di dedicarsi alle nature morte. Ventrone, mosso da un incessante
bisogno di recupero della realtà oggettiva, approda così a una cifra stilistica del tutto personale orientata allo studio della natura.
Catturando sempre più dettagli che sono quasi invisibili, la interpreta attraverso una sorta di “realismo-astrattismo” che lo rende famoso in tutto il mondo. La sua pittura è lenta, difficile, paziente, rigorosa e non riguarda la mera rappresentazione di un oggetto, ma il colore e la luce: sono le proporzioni tra questi due elementi a dare vita e una forma all’interno dello spazio.
Girando per la mostra la signora Miranda lascia da parte la timidezza e racconta da cosa nascono le opere: "Sono una fotografa e ho girato il mondo. Ogni volta che trovavo frutta ed oggetti particolari, come i vasi che vedete riprodotti in molti di questi quadri, li prendevo. Ricordo che una volta ho persino fermato un autobus dopo aver visto alcuni manufatti di un artigiano per strada. Dovevo scendere e comprarli.
Un altro esempio è esposto qui - conclude - e sono queste ciliegie prese in Armenia, di un colore particolare e unico, dalle sfumature del rosso al bianco, ed erano anche buonissime".
LUCIANO VENTRONE
IL PITTORE DELL’IPERBOLE
Viterbo, Centro Culturale di Valle Faul
26 giugno – 29 settembre 2024
Orari di apertura: dal mercoledì alla domenica dalle ore 10:00 alle ore 19:00 (ultimo ingresso alle 18:30).
Costo biglietti: intero € 8,00, ridotto € 5,00 (under 18, over 65, studenti universitari, giornalisti non accreditati, un accompagnatore per disabile che ne richieda la necessità, guide turistiche munite di tesserino di abilitazione), gratuito (minori fino ai 6 anni, disabili, giornalisti con tesserino ODG per servizio e accreditati almeno 24 ore prima della visita a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Per info: 3892346010 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Teresa Pierini e Anselmo Cianchi