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Santa Rosa accoglie in monastero i "Testimoni di fede in terra di Tuscia"

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VITERBO - Sarà una festa di Santa Rosa molto raccolta e quasi esclusivamente religiosa e la mostra storico-documentaria "Testimoni di fede in terra di Tuscia", inaugurata oggi, sarà il fulcro delle visite in Monastero, con la piccola Rosina pronta ad accogliere fedeli e turisti.

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La mostra, visitabile nel monastero di Santa Rosa fino al 13 settembre 2020, è stata creata intorno alla patrona viterbese e alla sua urna, che ospita il corpo incorrotto, esposta nella prima sala, accompagnata da tante figure protagoniste della religione nel viterbese.

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Nelle due sale successive, infatti, è possibile ammirare reliquie, oggetti sacri, documenti, libri e paramenti di tanti personaggi, sia viterbesi che passati in questa terra lasciando un ricordo indelebile. A ricordarli parrocchie, monasteri, centri documentazione, archivi e musei. Questi i protagonisti: Beato Giacomo da Viterbo (Archivio Provincia Agostiniana), Venerabile Carlo da Motrone (Biblioteca San Paolo), don Alceste Grandori (Cedido), Lidia Montesi (Archivio Clarisse urbaniste d'Italia), venerabile Marco Antonio Barbarigo (biblioteca maestre Pie Filippine), san Massimiliano Kolbe (convento San Francesco), padre Giovanni Boggio (Giuseppini del Murialdo), santi Valentino e Ilario (museo Colle del duomo), beato Domenico Barberi (Padri della Passione).

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L'urna di Santa Rosa è circondata dai costumi del corteo storico, che non lascerà il convento per l'annullamento causa covid, e da un lato è in mostra anche la "mazza", il simbolo del potere temporale che tradizionalmente il 2 settembre lascia la sala rossa del sindaco per sfilare con i figuranti. Tutto in una stanza quindi, l'intera festa religiosa racchiusa in quattro mura, a protezione della piccola Rosa.

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L'inaugurazione questo pomeriggio, alla presenza delle parrocchie e delle realtà coinvolte nell'esposizione e del vescovo Fumagalli, che nel breve intervento, dopo aver ringraziato per la sentita partecipazione, ha aggiunto: "Questa mostra ci aiuta ad incontrare persone che hanno condiviso la nostra vita e questi luoghi. Ricambiare, ricordando queste persone è un modo per gratificare il Signore e stimolo per seguirne l'esempio. Se non abbiamo memoria storica rischiamo di restare senza storia, per questo è importante questa sensibilizzazione, che stimolerà sicuramente chi la visita, per restare testimoni della fede. Mi piacerebbe che questo studio, esteso alle biblioteche della Diocesi, si possa approfondire con studenti dell'Università della Tuscia, riprendendo quel lavoro di catalogazione che rischia di interrompersi".

Tra le curiosità il vescovo sollecita la ricerca dei testi che gli Agostiniani inviarono a Giacomo da Viterbo per i suoi studi e una croce smontabile usata per le celebrazioni, appartenuta a San Paolo della Croce ed oggi custudita da una famiglia di San Lorenzo Nuovo, che ne ha la propretà.

La mostra è dedicata a due vescovi scomparsi da poco, don Dante Bernini, nato a La Quercia, e mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo emerito, che guidò la diocesi di Viterbo fino al 2011. "Sono stati tanto amici in vita, come dimostra la foto che abbiamo inserito nella locandina, e ora riposano vicino, nel santuario della Quercia - ha concluso Fumagalli -. Il vescovo Lorenzo era un grande studioso, aveva una biblioteca con più di 20 mila libri, oggi donata alla città di Rieti, suo luogo natale. Si perdeva nella lettura, ricordo il suo sguardo incantato davanti ad un libro. Pensate che una volta, in viaggio sull'autostrada smarrì il cedolino d'ingresso e pagarano il tragitto da Milano ad Orte; mesi dopo, dentro un libro trovarono quel cedolino riposto tra le pagine. Spero che questa sua passione sia da stimolo per tutti, perché si legge sempre di meno mentre le biblioteche dovrebbero essere sempre più vissute".

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Terminati i ricordi, è il momento del taglio del nastro, protagonisti il vescovo Fumagalli, il sindaco Arena e il presidente del Sodalizio Facchini, Mecarini.

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Un attimo di preghiera davanti l'urna della santa e un giro per la mostra, guidati da suor Francesca, con benedizione finale dell'ultimo locale del monastero, la vecchia cucina che presto diventerà il Museo della vita quotidiana del convento.

Teresa Pierini