VITERBO - A distanza dei canonici due mesi dal saluto ufficiale del vescovo Fumagalli, arriverà l'ingresso in Diocesi del nuovo vescovo, mons. Orazio Fancesco Piazza, con la celebrazione in Duomo il 3 dicembre 2022 alle 16.
Sarà il primo abbraccio dei fedeli al nuovo pastore, che fu salutato dal suo predecessore con queste parole: "il Santo Padre Francesco ha donato alla nostra Chiesa un nuovo Padre e Pastore nella persona di S.E. Mons. Orazio Francesco PIAZZA, finora Vescovo di Sessa Aurunca.
Mons. Piazza è nato a Solopaca, nella Diocesi di Cerreto Sannita, il 4 ottobre 1953. È stato ordinato Presbitero il 25 giugno 1978. Oltre ai vari servizi pastorali nella sua Diocesi, è stato docente di Etica Sociale, presso l’Università di Benevento e Ordinario di Ecclesiologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Il 25 giugno 2013 è stato consacrato Vescovo di Sessa Aurunca.
Prepariamoci con la preghiera ad accogliere il nuovo Vescovo come 'Immagine del Padre e presenza del Cristo Buon Pastore in mezzo a noi. Un fraterno saluto a voi tutti e la Benedizione del Signore".
Queste invece le parole che anticipano l'arrivo del nuovo vescovo Piazza: "Carissimi Fratelli e Sorelle, pace e gioia nel Signore Gesù Cristo, nostra unica speranza. Nel suo Spirito, che dona fiducia e convinzione, desidero rivolgere a tutti Voi questo mio primo saluto.
Rendo lode, riverenza e servizio a Dio, Trino e Unico, per il dono elettivo di poter arricchire la mia vita sacerdotale e la mia paternità episcopale dilatando il cuore in un amore che si dispone a ciò che sorgerà. Nell’oboedientia Amoris, in cui la persona unifica consapevolezza di sé e fede, limite e pienezza, fascino e prostrazioni, attrazione e coinvolgimento nell’Amore che domanda amore (Teresa d’Avila), rivolgo al Santo Padre, Papa Francesco, il senso profondo della riconoscenza filiale per questa seconda chiamata a mettermi in cammino. Lascio, non senza sofferenza l’amata Chiesa che è in Sessa Aurunca: la sofferenza è pari all’intensità dell’amore! Con lo stesso amore pastorale, linfa vitale del cammino già svolto nell’impegno per una intensa comunione ecclesiale e una rinnovata coesione sociale, vengo a Voi per rendere il mio cuore ancor più umile e disponibile, sull’esempio di Maria di Nazareth; oriento il mio e vostro sguardo su Colui che ci viene incontro per trasformare le tante fragilità in opportunità di autentica umanità.
Un sentito e riconoscente abbraccio al Fratello nell’episcopato Lino, vostro Pastore, che nello stesso amore vi ha accompagnato con una dedizione senza misure e senza riserve: raccoglie, in questo delicato momento personale, i frutti di tanti semi di grazia seminati in lunghi anni di ministero e che ora avranno i tratti di ciò che vale per sempre. La tua eredità, caro Fratello in Cristo, è per me feconda di futuro.
Carissimi Fratelli e Sorelle, il nostro vissuto ecclesiale dovrà maturare sempre nell’ascolto di due voci: quella dell’amore misericordioso di Dio, proteso verso le sue creature, e quella dell’umano che, tra le urgenze della vita, diviene invocazione. Guardiamo con fiducia e speranza il tempo e le condizioni che Dio Provvidente dispone per noi: siamo chiamati a costruire, nello Spirito di Cristo, il vivere in comunione attraverso la specificità di ognuno e nella composizione armonica delle differenze e nel ridurre le distanze. Ogni singola persona, con le sue vicende e il percorso di vita, è una ricchezza che rende prezioso il mosaico del Volto ecclesiale e sociale. Per questo è necessario che ciascuno, nella diversità di carismi, ruoli e funzioni, si senta chiamato a dare una risposta, personale e creativa, disponendo il cuore a rendere evidente la gioia e la vita nuova del Vangelo: così saremo abili a condividere, con il Risorto, la cura verso l’uomo e il creato.
Carissimi, siamo una Carovana in cammino (Synodìa): in essa i synòdoi, le persone, diverse per condizione e situazione, concorrono a raggiungere la meta della vita in pienezza a cui il Signore, insieme, ci chiama. La comunione è la scorciatoia che non solo abbrevia il cammino, quanto lo rende più agile. Per questo, mi rivolgo a tutti Voi: Sacerdoti, Diaconi, Seminaristi, Religiosi e Religiose, Laici delle varie Aggregazioni, Associazioni ecclesiali e Confraternite, impegnati quotidianamente nell’entusiasmante fatica del vangelo; a voi, Fratelli e Sorelle che portate il peso dei difficili settori del lavoro e dell’economia; a tutte le Istituzioni civili e militari chiamate all’impegno per la legalità, la giustizia e il bene comune; a chi è impegnato nel difficile ma necessario cammino della carità politica; a coloro che si dedicano, nella responsabilità istituzionale del servizio civile e sociale, a rendere praticabile una dignitosa qualità della vita; alla complessa realtà della formazione, nella Scuola di ogni ordine e grado, nell’Università e nella Ricerca; al mondo della Sanità, così provato da questo lungo periodo pandemico; agli uomini e donne del Volontariato che, con la loro generosità, non solo intervengono nei bisogni, ma sono consolazione che toglie dalla solitudine; a quanti valorizzano il Territorio nelle vie della cultura, dell’arte, dello sport, turismo e spettacolo; ai custodi dei valori della tradizione popolare; ma, in particolare, a voi anziani e malati, presenza feconda di vita che merita riconoscenza, rispetto e cura; a voi giovani, nell’entusiasmo con cui si deve affrontare la vita, soprattutto nei momenti di delusione e di sconforto; a voi bambini, gioia per tutti, perché possiate crescere in un contesto affettivo di tutela e serenità; a tutti Voi, fin da ora, assicuro l’attenzione e la dedizione di una carità pastorale che non desidera altro che il vostro bene nel desiderio di tessere, insieme, la trama delle buone relazioni e dell’amicizia sociale.
Accoglietemi tra voi come Padre, Fratello e Amico, chiamato da Cristo a far crescere una Chiesa bella e gioiosa, esperta in umanità, capace di raccogliere uva anche tra le spine (Agostino); una Chiesa incarnata nel quotidiano, tra le sue difficoltà e attese (GS 1). Misuriamo il cammino sul passo del più debole per sentire la fierezza di giungere, tutti e insieme, la meta di una umanità degna dell’Amore Incarnato. Carissimi, in questo comune impegno bisogna amare ciò che si sceglie, scegliere ciò che ci è chiesto, amare ciò che ci è chiesto. Affido a Voi, fin da ora, il motto che mi ha guidato nella prima visita pastorale: in quello che vivo, il meglio che posso!
Rivolga a noi il suo sguardo Maria, amata e venerata nel Volto della Madonna della Quercia: il suo amore materno non mancherà di soccorrerci nel bisogno; i compatroni Santa Rosa, Santa Lucia Filippini e San Bonaventura, segni tangibili della Provvidenza divina, intercedono per noi e ci sostengono.
Fratelli e Sorelle, a me cari in Gesù Signore, Vi benedico; Voi fatelo nella preghiera per me".
La comunictà religiosa di Viterbo è pronta ad accoglierlo con la santa messa del 3 dicembre (fonte Ig).
T. P.