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Premio Calabrese: il mondo del calcio riunito nel centro di Soriano

SORIANO NEL CIMINO - Tradizionale incontro tra professionisti dello sport sotto Castello Orsini, per il  premio voluto da Antonio Agnocchetti e dedicato al grandissimo giornalista Pietro Calabrese. La settima edizione lascia Palazzo Chigi Albani per conquistare il centro, catalizzando decisamente l'attenzione dei sorianesi, per una festa di piazza all'interno della Rocca.

In prima fila, come sempre, Costanza Calabrese, figlia di Pietro, sorridente come sempre e felice di ricordare, insieme alla piccola Vittoria, un grande professionista e amante dello sport come suo padre. Agnocchetti saluta i presenti e racconta di un'edizione sofferta: "Ho anche pensato che fosse la crisi del settimo anno, ma non era questo. Siamo stati in precarietà fino all'ultimo, calcisticamente con un campionato incerto fino alla fine, una serie di direttori di giornale in rotazione, e, infine, anche l'instabilità politica, che di fatto ha rallentato l'adesione degli sponsor. Ma ci siamo, e ringrazio tutti". Saluto anche da parte del sindaco, Fabio, che per l'occasione si trasforma in "valletta", scherzandoci su, e mostra il premio, la Castagna d'oro associata ad una litografia realizzata dall'artista Paolo Berti. Tra il pubblico il presidente della Viterbese Camilli e tanti personaggi di sport locale, come Alessandro Pica.

Uno via l'altro sfilano i telecronisti Massimo Marianella di Sky Sport e Alberto Rimedio di Rai Sport, i giornalisti e scrittori Giancarlo Dotto e Maurizio Nicita, gli inviati di politica Goffredo De Marchis della Repubblica e Fabrizio Roncone del Corriere della Sera (premio ritirato da un collega), e ancora i giornalisti sportivi Cristina Caruso di Rai Sport, Marco Cherubini di Sport Mediaset, Ugo Trani de Il Messaggero, Stefano Chioffi del Corriere dello Sport.

Durante la cerimonia è stato ricordato il giornalista Ignazio Scardina, recentemente scomparso, e consegnata la Castagna d'Oro ai figli.

E' il momento dei personaggi più conosciuti, che attirano l'attenzione di tutti. Federico Moccia sale: "Tre metri sopra il palco - scherza e non nasconde la sua gioia e stupore -: Sono di qui, mio padre era della zona e c'è anche un premio dedicato agli attori esordienti, il premio Pipolo, sono di casa nel viterbese. Sono felice di tanta passione e partecipazione sul lavoro del giornalismo, ma sono curioso della motivazione del premio, perché in genere vengo selezionato e poi i comitati mi bocciano, non è che ci ripensate?" Agnocchetti interviene e ricorda da un paio di anni premiamo anche scrittori, e da tanto pensavano proprio a lui.

Dall'editoria di nuovo al calcio con due presidenti che stanno cambiando il calcio: Corsi dell'Empoli, rappresentato dalla figlia Rebecca, e Lotito della Lazio.

E' proprio il patron della squadra biancoceleste a fare il consueto show, vulcanico e irruente: "Il mio è rapporto d'affetto con Agnocchetti. Quando presi la Lazio lui era stato messo da parte dalla precedente gestione, in staff mi ha dato grande supporto" esordisce. Cita Napoleone, altrimenti non sarebbe Lotito, il mago delle citazioni, una delle sue più amate, già usata almeno in altre due occasioni pubbliche: "Meglio un generale fortunato che uno bravo - prosegue -. Ho avviato la moralizzazione nel calcio e ora mi danno ragione, nell'ultima partita di campionato ho portato 70 mila persone allo stadio. I presidenti coltivano sentimenti e passioni comuni, abbiamo l'obbligo di dare un segnale ai giovani, essere modello ed esempio. Il merito in Italia è venuto meno, qui c'è gente che vuol fare dal Presidente della Repubblica all'allenatore, è necessario tornare a parlare di uomini. Oggi basta scrivere, anche in modo sgrammaticato, e con i social si ha platea. Veramente succedeva pure in passato, non è che ci si salvava dalla fake news. Ricordo tempo fa, introdussi nella società il sistema duale con consiglio di gestione, lo venni a spiegare all'Università della Tuscia, un incontro interessante e cordiale. Tornando a casa mi chiamavano tutti, dicevano che ero stato contestato. Il corrispondente locale Ansa, che non era presente e di certo gli stavo antipatico, parlò di contestazione, di fatto inventando, e tutti a prendere e rilanciare la notizia. Sono tre anni che non parlo con nessuno... e sto bene ma nonostante tutto leggo ancora cose assurde. Sono ingombrante forse...anche fisicamente".

Si inizia a parlare di calcio, di mercato, della stagione appena finita, e Lotito non si sottrae: "Per Milinkovic-Savic ho rifiutato 110 milioni... altro che supermarket (pare che il calciatore abbia detto agli amici di essere molto vicino alla Juve, ndr); con l'Inter abbiamo perso... non si può recriminare, non dico se è dipeso da noi o no, la Lazio meritava altre posizioni, già questo può far pensare. Abbiamo fatto giocare Stefan de Vrij in quanto professionista: sappiamo che è successo, il rigore decisivo è stato procurato proprio da lui, ma la scorrettezza è stata depositare un contratto il giorno prima la partita, contratto che avevano, dicono, da gennaio. Dobbiamo perdere il vizio di giustificare ogni cosa per vincere, un esemprio su tutti? La mano de Dios di Maradona". Il premio portato dal sindaco Menicacci (interista) viene consegnato dall'assessore Luciano Perugini, tifoso laziale. 

E' Lotito il personaggio di questa edizione, che affronta il pubblico senza nascondersi e senza nascondere il suo pensiero. Doveva essere presente anche Maurizio Sarri, ex allenatore del Napoli, sostituito proprio in questi giorni da Ancelotti, ma ancora sotto contratto con De Laurentis. Pare che proprio il presidente abbia di fatto fermato questa sua partecipazione: peccato, poteva essere un altro bel racconto di calcio.

Costanza abbraccia tutti i colleghi, tanti amici di papà, qualche collega che avrà istruito nei primi passi del giornalismo e personaggi di sport, pronti a ricordare la sua bravura e simpatia.

Teresa Pierini