ROMA - Il Tar del Lazio ha accolto l’Istanza del Comitato Cura Domiciliare Covid 19 relativamente la negazione di accesso agli atti da parte di Aifa, relativamente ad una riunione tenutasi nell’autunno del 2020 tra Aifa e la società Eli Lilly, produttrice di anticorpi monoclonali, che aveva proposto una sperimentazione gratuita all’Italia che fu invece rifiutata.
“Avremmo potuto avere diecimila dosi di anticorpi monoclonali gratis e sarebbe potuta partire immediatamente la sperimentazione - ha dichiarato il presidente del Comitato Erich Grimaldi - invece come sempre Aifa ed il Ministero hanno operato scelte incomprensibili, che hanno rallentato le opportunità di cura precoce degli italiani. Quelle dosi sono andate ad altri paesi europei e quando finalmente hanno deciso qui da noi di abilitare i monoclonali, li abbiamo ovviamente dovuti comprare. Diecimila potenziali ricoveri in meno, con scelte diverse”.
“La validazione di terapie precoci avrebbe dovuto essere sempre al primo posto in tutte le scelte operate durante l’emergenza - ha detto la portavoce del comitato Valentina Rigano -, una vittoria dovuta alla tenacia del presidente, ma attendiamo ancora risposte circa la scelta di non prendere in considerazione il lavoro dei nostri medici”.
Appreso da “Il Fatto Quotidiano”, articolo pubblicato il 29 ottobre 2020, di una riunione organizzata da Aifa alla quale hanno partecipato Gianni Rezza per il Ministero della Salute, Giuseppe Ippolito del Cts e direttore dello Spallanzani di Roma, per la possibilità di avviare in Italia la sperimentazione gratuita di almeno 10 mila dosi di “bamlanivimab o Cov555”, meglio noto come “anticorpo monoclonale”, sviluppato dalla multinazionale americana Eli Lilly, il Comitato Cura Domiciliare Covid 19 ha inviato ad Aifa, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Salute e a tutte le Regioni e Province autonome, una richiesta di accesso agli atti “con riferimento a tutti i verbali, documenti ed informazioni relativi alla predetta riunione del 29 ottobre 2020”.
Oltre a ciò, il Comitato ha inoltre inviato sempre ad Aifa e al Ministero della Salute una richiesta formale affinché si attivassero con urgenza per rendere la terapia a base di anticorpi monoclonali fruibile sul territorio italiano. Il primo febbraio del 2021 l’Aifa ha risposto negando ogni richiesta, sostenendo che il Comitato non avesse diritto a visionare i documenti e che la loro divulgazione avrebbe rappresentato sostanzialmente un pericolo circa la diffusione di dati sensibili e sollevando l’eccezione di incompetenza territoriale, avendo il Comitato sede a Napoli.
Il Comitato Cura Domiciliare allora, con la collaborazione dell’avvocato Luca Rubinacci, ha presentato ricorso al Tar. Secondo il giudice del Tribunale Amministrativo però, il “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid19, nato da un gruppo di cittadini e medici per fornire supporto ai cittadini durante l’emergenza Covid-19, per scambiarsi informazioni cliniche e mettere a punto un protocollo di cure domiciliare in assenza di direttive specifiche, tutelare il diritto alla cura dei cittadini e dei malati di covid-19 nel corso della pandemia virale, con particolare riferimento al diritto a ricevere cure adeguate a livello domiciliare da parte del Servizio Sanitario Nazionale in ogni regione italiana, è abilitato ad agire su tutto il territorio nazionale per la difesa degli interessi dei cittadini e per l’affermazione dei loro diritti, sia in via stragiudiziale che giudiziale, avanti a qualunque Autorità nazionale o internazionale o Ente”.
Per questa ragione ha intimato ad Aifa di dare al Comitato Cura Domiciliare accesso ai documenti richiesti, con la sola eccezione dei rendiconti (per cui ha espresso il diniego).